Non le hanno vinte solo Bossi e Berlusconi le regionali del 28 e 29 marzo. Anche Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 fedelissimo a Palazzo Chigi, è convinto di averle vinte e così, con mossa fulminea, ieri ha messo fuori dal video i conduttori del Tg1 che non gli piacevano per "eccesso di resistenza" alle sue direttive (qualcuno le chiama "veline").
Il Tg1, così, cambia volto: fuori Piero Damosso, via Tiziana Ferrario, addio a Paolo Di Giannantonio, il giornalista a cui nei giorni scorsi sono piovute centinaie di mail di protesta per aver letto la notizia (scritta da altri) sull'assoluzione del tutto "inventata" di Mills.
La Busi in un'intervista a Repubblica lo ha detto chiaro e tondo: “Credo che non sia affatto casuale”, riferendosi al fatto che a uscire dal Tg1 siano proprio i giornalisti che non hanno firmato la lettera pro-direttore. Ma di che lettera stiamo parlando? Si tratta di una missiva che iniziava così: “Al Tg1 non c’è nessun disaccordo”. Una lettera uscita dopo il caso “Mills-assolto” (una clamorosa falsificazione, perché si trattava di una prescrizione), e che serviva a chiarire a tutti che la redazione del primo telegiornale d’Italia era unita e compatta con la nuova conduzione.
Il Comitato di redazione del tg stava, infatti, cominciando a dare un’immagine poco felice dell’aria che tirava tra i corridoi. Intervenendo prima sull’editoriale di Minzolini contro la manifestazione sulla libertà di stampa a Roma, poi perfino con una lettera a Masi e Garimberti, esprimendo “disagio” e “preoccupazione” per la gestione dell’informazione.
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