lunedì 31 maggio 2010

I problemi al pozzo erano noti, Bp nascose il dossier segreto - DISASTRO EVITABILE


Un rapporto degli ingegneri della società aveva messo in dubbio la sicurezza della piattaforma esplosa. Notati già un anno fa i difetti al rivestimento del tubo e alla valvola

 per prevenire fughe di gas

WASHINGTON - Da alcuni documenti interni alla BP risultano inequivocabili gravi problemi e molte preoccupazioni legate alla sicurezza della piattaforma di trivellazione Deepwater Horizon molto prima di quanto la società petrolifera stessa abbia riferito al Congresso la settimana scorsa.

I problemi interessavano il rivestimento della tubazione del pozzo e la valvola ausiliaria anti-esplosione, elementi rivelatisi ad alta criticità nella spirale di eventi che ha portato al disastro della piattaforma. Dai documenti risulta infatti che già a marzo, dopo varie settimane di problemi sulla piattaforma, BP era alle prese con grosse difficoltà e nello specifico con una perdita di "controllo del pozzo". Ben undici mesi prima, per di più, già aveva coltivato preoccupazioni in merito al rivestimento del pozzo e alla valvola ausiliaria anti-esplosione.

Il 22 giugno 2009, per esempio, gli ingegneri della BP avevano espresso il timore che il rivestimento di metallo che la società intendeva adoperare avrebbe potuto cedere per l'alta pressione. In un rapporto interno all'azienda, Mark E. Hafle, ingegnere petrolifero della BP, aveva scritto: "Sicuramente questo sarebbe lo scenario peggiore, tuttavia avendolo visto con i miei occhi, so che cose del genere possono accadere".



Sebbene il suo rapporto indichi che l'azienda fosse consapevole di alcuni rischi e di aver fatto un'eccezione alla regola, quando venerdì scorso ha testimoniato in Louisiana in relazione alle cause del disastro della piattaforma, Hafle ha ricusato l'idea che l'azienda avesse deciso di correre dei rischi e davanti a un gruppo di sei esperti ha affermato: "Nessuno pensava che ci fosse un problema di sicurezza. Si erano presi in considerazione e risolti tutti i rischi possibili e tutti i motivi di preoccupazione e si era arrivati a un modello operativo che lasciava intuire che, se gestito correttamente, ci avrebbe consentito di lavorare con successo".

Le preoccupazioni di BP non si dissolsero dopo il rapporto di Hafle risalente al 2009. Ad aprile di quest'anno, gli ingegneri dell'azienda petrolifera sono giunti alla conclusione che il rivestimento "sarebbe stato verosimilmente inefficace come sigillante", stando al documento, con riferimento al fatto che la tubazione doveva essere rivestita per evitare che dal pozzo fuoriuscissero dei gas.

Martedì scorso il Congresso ha reso noto un memorandum con gli accertamenti preliminari delle prime indagini interne effettuate dalla BP, che indicano che immediatamente prima dell'esplosione del 20 aprile c'erano stati alcuni inequivocabili segnali d'allarme, comprese alcuni rilevamenti delle apparecchiature dalle quali risultava che il gas all'interno del pozzo era in ebollizione, indice probabile di un'esplosione imminente. Un corteo di testimoni si è avvicendato la settimana scorsa alle udienze, riferendo di decisioni sbagliate e scorciatoie prese nei giorni e nelle ore immediatamente precedenti all'esplosione della piattaforma, ma i documenti interni della BP forniscono un quadro molto chiaro di quando l'azienda e le autorità federali hanno visto palesarsi i primi problemi.

Oltre al rivestimento del pozzo, gli inquirenti stanno concentrando la loro attenzione anche sulla valvola anti-esplosione, un dispositivo ausiliario di sicurezza che avrebbe dovuto essere inserito attraverso una conduttura di trivellazione, nel tentativo in extremis di chiudere il pozzo quando è avvenuto il disastro. La valvola anti-esplosione non ha funzionato, motivo per il quale il greggio ha continuato a fuoriuscire e a riversarsi nelle acque del Golfo del Messico, anche se le ragioni del suo mancato funzionamento restano poco chiare.  I documenti, in ogni caso, dimostrano che a marzo, dopo alcuni problemi riscontrati sulla piattaforma, i vertici di BP avevano informato gli enti federali preposti ai controlli che stavano incontrando difficoltà e andavano incontro a una "perdita di controllo" del pozzo.

 "La cosa più importante in momenti del genere è fermare tutto, e mettere sotto controllo le operazioni" ha detto un esperto. Egli ha anche aggiunto di essersi molto stupito per il fatto che la compagnia petrolifera non abbia fatto un'analisi per valutare se le operazioni di estrazione del greggio dovessero continuare, una volta riportato il pozzo sotto controllo.

Gli invalidi contro Tremonti: ''Ieri ci ha marchiato con uno stigma''


Un duro commento della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap.

Sulle pensioni di invalidità il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, è stato fin troppo disinvolto nei confronti dei disabili. Addirittura ha fatto il caso di chi si fa pagare dallo Stato per un "fischiio all'orecchio".
Ma in realtà il suo intervento ha toccato la sensibilità di molte persone, anche per la non conoscenza che il ministro ha dimostrato nei confronti di drammi e problemi serissimi.
Se ne è fatta interprete oggi la Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap, che ha anche sbobinato il testo integrale dei passaggi del ministro su questo tema.

 

Il duro commento della Fish contro Tremonti

Ecco il commento della Fish:
"Su una cosa ha ragione. Migliaia di famiglie italiane hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità.
Sono quelle che si sono dovute fare carico, pressochè integralmente, di familiari con grave disabilità.
Ne hanno dovuto affrontare i costi assistenziali, rinunciare alla carriera lavorativa, dedicare tutto il proprio tempo per colmare le lacune di un sistema assistenziale che è un colabrodo.
Sono famiglie che si sono progressivamente impoverite.
Questo ci si augurava si considerasse nell’elaborare le misure per contrastare una crisi che già colpirà soprattutto i più deboli.
 

Non una aprola in favore di handicappati e famiglie

Non una parola in loro favore, ieri, nella Conferenza Stampa di Silvio Berlusconi e di Giulio Tremonti. Anzi le parole di quest’ultimo sono illuminanti e pericolose, forse ancora più dannose delle stesse politiche che si vogliono adottare nella Manovra “fantasma” (nessuno ha ancora visto il testo).
 
 

2.700.000 invalidi e un'affermazione razzista: uno stigma

“Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi - ha osservato Tremonti - 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo.”
Il grave stigma (vuol dire "marchio pregiudizievole", n.d.r.) che la frase esprime, rappresenta uno dei più rilevanti danni alle persone con disabilità.
 
 

L'invalido non è un parassita

L’invalido sarebbe un parassita che blocca la competitività. L’untore che causa i danni al Paese con le spese che comporta. Un’affermazione “razzista” che non può che moltiplicarsi, enfatizzata da certa stampa, presso l’opinione pubblica: la persona con disabilità già esclusa dal contesto in cui vive, è anche additata come la causa delle disgrazie della collettività. Come l’ebreo nella Germania degli Anni 30.
 
 

Il ministro delle finanze tedesco è dal 1990 su una carrozzina

Invitiamo il Ministro Tremonti a ripetere la tesi della competitività condizionata negativamente dalla disabilità, al suo omologo tedesco, il Ministro delle finanze federale, Wolfgang Schäuble in carrozzina dal 1990.
Non ci aspettavamo sensibilità dal Ministro di un Governo che ha sforbiciato del 40% il Fondo per le Politiche sociali, che ha abrogato il Fondo per le non autosufficienze, che taglierà le gambe alle politiche sociali (oltre che educative, ambientali, sanitarie) regionali, che non ha dimostrato attenzione, al di là degli spot, per le fasce più deboli della popolazione.
Non lo pretendiamo, ma ci aspettavamo che Tremonti conservasse la lucidità dell’economista. Dovrebbe sapere, il Ministro, quale sia l’indotto dell’invalidità civile.
 

Milioni di persone vivono sugli invalidi

In termini più immediati, quanta gente ci campi sopra gli invalidi. Medici, operatori, aziende di ausili e non, una milionata di badanti, patronati sindacali, servizi di trasporto. Senza contare il giro di affari attorno al contenzioso relativo al mancato riconoscimento dell’invalidità: 400mila cause giacenti. Medici legali, consulenti di parte o di ufficio, patronati sindacali, avvocati, per un giro di affari di oltre due miliardi di euro. Se questo non genera competitività – un valore assoluto per la schiera degli economisti di cui Tremonti fa parte – sicuramente genera qualcosa di molto simile. Questa Manovra mette le mani nelle tasche degli italiani. Nelle tasche delle persone con disabilità trovano ben poco, ma quel poco - questo Governo - intende riprenderselo.
 
 

Mani timide con gli evasori e pesanti con gli invalidi: sono queste le politiche per la famiglia?

E tanto sono timide e prudenti le misure contro i ladri evasori fiscali, quanto sono decise e indiscutibili quelle contro gli invalidi.
Nel modo più subdolo: passando il fiammifero acceso alle Regioni, chiudendo rubinetti la cui portata era già largamente limitata. In forza di legge e con la brutalità dei tagli, si decreta la fine delle politiche regionali - quelle poche e timide - per la non autosufficienza, per la domiciliarità, per il contenimento del disagio sociale.
“Una stagione finita prima ancora di nascere - commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap - Sono queste le politiche per la famiglia che ci attendono negli anni a venire.”

Minzolini vince le elezioni e caccia i ''dissidenti'' del TG1: Di Giannantonio, Damosso, Ferrario.


Non le hanno vinte solo Bossi e Berlusconi le regionali del 28 e 29 marzo. Anche Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 fedelissimo a Palazzo Chigi, è convinto di averle vinte e così, con mossa fulminea, ieri ha messo fuori dal video i conduttori del Tg1 che non gli piacevano per "eccesso di resistenza" alle sue direttive (qualcuno le chiama "veline").
Il Tg1, così, cambia volto: fuori Piero Damosso, via Tiziana Ferrario, addio a Paolo Di Giannantonio, il giornalista a cui nei giorni scorsi sono piovute centinaie di mail di protesta per aver letto la notizia (scritta da altri) sull'assoluzione del tutto "inventata" di Mills.


La Busi in un'intervista a Repubblica lo ha detto chiaro e tondo: “Credo che non sia affatto casuale”, riferendosi al fatto che a uscire dal Tg1 siano proprio i giornalisti che non hanno firmato la lettera pro-direttore. Ma di che lettera stiamo parlando? Si tratta di una missiva che iniziava così: “Al Tg1 non c’è nessun disaccordo”. Una lettera uscita dopo il caso “Mills-assolto” (una clamorosa falsificazione, perché si trattava di una prescrizione), e che serviva a chiarire a tutti che la redazione del primo telegiornale d’Italia era unita e compatta con la nuova conduzione.
Il Comitato di redazione del tg stava, infatti, cominciando a dare un’immagine poco felice dell’aria che tirava tra i corridoi. Intervenendo prima sull’editoriale di Minzolini contro la manifestazione sulla libertà di stampa a Roma, poi perfino con una lettera a Masi e Garimberti, esprimendo “disagio” e “preoccupazione” per la gestione dell’informazione.

Scandalo Scajola: dal G8 a Biagi alla casa di non aprite quella porta, le fantasmagoriche disavventure del politico più inconsapevole d’Italia


Chi è Scajola (e chi è il suo agente immobiliare)? A simile domanda su chi fosse Marco Biagi, vittima del terrorismo, Scajola rispose:
era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza.



Claudio Scajola ecologista (pre nucleare)

Un rompicoglioni, Scajola, lo è di certo, ma partiamo allora dall’inizio, dal feudo da cui ha preso il balzo la sua terrificante avventura politica, è il comune d’Imperia: in una nota a pie’ di pagina della donazione di Costantino Imperia viene riconosciuta possesso degli Scajola, sindaci per cognome – oltre al nostro caro Claudio, pure il padre e il fratello si succedono nella prestigiosa carica. Il salto vero e proprio avviene però con la nomina di coordinatore organizzativo di Forza Italia, Berlusconi lo incarica di redigere lo statuto, cosa facile, lo statuto prevede un unico articolo:

fa’ il bravo, ubbidisci a Papi.
Nel 2001 viene premiato col Ministero degli Interni, ma gli va male: per fare un dispetto al governo B. bis il movimento per un’altra globalizzazione manifesta a Genova, e lui rispondedigrignando i denti:
Durante il G8, la notte del morto, fui costretto a dare ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa,
e gli spari infatti ci furuno, e pure un morto, e pure le torture a Bolzaneto, tanto che Amnesty International e il Tribunale internazionale per i diritti dell’uomo misero l’Italia sotto accusa, ma lui niente, tira dritto come un treno, torture e morti e repressione sono solo un piccolo incidente di percorso; gli basta ritrattare, la sua frase è stata
non del tutto propria sotto il profilo giuridico e approssimativa se estrapolata dal contesto.
Se pensate che queste siano panzane grottesche, è perché vi siete scordati le sue mirabolanti esternazioni sull’omicidio di Marco Biagi:
a Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre.
Tanto per non smentirsi nelle “gaffes” sui morti, nel 2008, durante l’inaugurazione di una centrale elettrica, dichiara:
Dopo tanti sacrifici, anni di lavoro e qualche vita umana si è costruito questa modernissima centrale dove tutto è controllato e tutto è sicuro.
Insomma, se sei un manifestante pacifista che chiede un pò di giustizia in questo mondo, tolleranza zero, Scajola ti considera un pericolo terrorista e iniziano le sparatorie ad altezza uomo e le torture nelle caserme, se sei un operai morto sei solo un danno collaterale sulla via del progresso (nucleeare); se invece sei un terrorista vero col mitra in tasca, e lanci minacce di morte e i servizi segreti ti stanno seguendo e persino il tuo bersaglio ha capito che sta per fare una brutta fine (Biagi chiede protezione ma Scajola fa orecchie da mercante), beh, ecco, se sei un tipino così: si accomodi! niente scorta ai tuoi bersagli, se no di morti ce ne sono troppi. Con simili credenziali in antiterrorismo, nel 2006 verrà nominato  presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza (ex COPACO, oggi COPASIR).
Bufera, tutti lo attaccano, e lui, contrito, si sfoga al telefono con Papi:
Mi dispiace moltissimo, ma ho deciso di dimettermi.
Non sarebbe stata la prima volta, e allora come oggi Papi all’inizio lo difende e rifiuta le dimissioni, anche se solo per qualche ora. Altre rocambolanti avventure ministeriali lo attendono negli successivi, e nel governo Papi tris si fa propugnatore del ritorno al nucleare, in barba al referendum. Ogni sua dichiarazione è un calvario, un mix di idiozie e incompetenza che, involontariamente, sono la miglior cartina di tornasole della meritocrazia che sovrintende la selezione della classe dirigente: uno, cento, mille Scajola in tutte le poltrone che contano.
E arriviamo al caso Anemone: a quanto pare, gli viene regalata una casa vicino al Colosseo in cambio di imprecisati favori, ma lui all’inizio nega tutto, se non che le prove sono schiaccianti, e alla fine se ne esce con la frase che l’ha innalzato nel Pantheon politico postmoderno:
Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me.
Calderoli manifesta la sua solidarietà:

Ho fiducia nell’onestà di Scajola e nel suo non essere imbecille. Non è né disonesto né cretino.

Quanti i privilegi per 945 PARLAMENTARI !


Quanti i privilegi per i 630 deputati e 315 senatori italiani: 945 PARLAMENTARI !
Negli Stati Uniti d’america sono rispettivamente 100 e 410.
In Spagna gli onorevoli sono 350
I nostri EURODEPUTATI sono i più pagati d’Europa
Italia 144.084 €

Lo stipendio medio dei dipendenti parlamentari:
112.071 euro per la Camera,
115.419 per il Senato.

Gli altri Europarlamentari:
Austria 106.583
Olanda 86.125
Germania 84.108
Irlanda 82.065
UK 81.600 € (Regno Unito)
Belgio 72.017
Danimarca 69.264
Grecia 68.575
Lussemburgo 66.432
Francia 62.779
Finlandia 59.640
Svezia 57.000
Slovenia 50.400
Cipro 48.960
Portogallo 41.387
Spagna 35.051
Slovacchia 25.920
Rep. Ceca 24.180
Estonia 23.064
Malta 15.768
Lituania 14.196
Lettonia 12.900
Ungheria 9.132
Polonia 7.369: 20 volte in meno dell’italiano
L’UE proponeva 7.000 € (84.000 annui) più tutte le spese.
Gli eurodeputati italiani vengono chiamati all’estero FATCAT(gatti ripieni).
L’indennità parlamentare non esaurisce la retribuzione: sono circa € 252.000 per i deputati e € 255.000 per i senatori, all’anno che comprende: diaria, rimborso spese di soggiorno trasporto, telefoniche, altre esenzioni, altre gratuità/privilegi e benefit mai smentiti.


D091102.gifiaria
Viene riconosciuta, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. La diaria ammonta a 4.003,11 euro mensili. Tale somma viene ridotta di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato da quelle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni, che avvengono con il procedimento elettronico. È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.
Rimborso spese di soggiorno a Roma e rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori
A titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, al deputato è attribuita una somma mensile di 4.190 euro, che viene erogata tramite il gruppo parlamentare di appartenenza.



Spese di trasporto e spese di viaggio
I deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l’aeroporto più vicino al luogo di residenza, ed a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. I deputati, qualora si rechino all’estero per ragioni di studio o connesse all’attività parlamentare, possono richiedere un rimborso per le spese sostenute entro un massimo annuo di 3.100,00 euro.



Spese telefoniche
I deputati dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro per le spese telefoniche. La Camera non fornisce ai deputati telefoni cellulari.



Assistenza sanitaria
Il deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota del 4,5 per cento della propria indennità lorda, pari a 559,54 euro, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa che eroga rimborsi secondo quanto previsto da un tariffario.



Assegno di fine mandato
Il deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota del 6,7 per cento della propria indennità lorda, pari a 833,10 euro. Al termine del mandato parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato (indennità transitoria) che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).



Assegno vitalizio
Anche in questo caso, il deputato versa mensilmente una quota – l’8,6 per cento, pari a 1.069,35 euro – della propria indennità lorda, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi, come previsto da un apposito Regolamento approvato dall’Ufficio di Presidenza il 30 luglio 1997. In base alle norme contenute in tale Regolamento, il deputato riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età. Il limite di età diminuisce fino al 60° anno di età in relazione agli anni di mandato parlamentare svolti. Lo stesso Regolamento prevede la sospensione del pagamento del vitalizio qualora il deputato sia rieletto al Parlamento nazionale ovvero sia eletto al Parlamento europeo o ad un Consiglio regionale. L’importo dell’assegno varia da un minimo del 25 per cento a un massimo dell’80 per cento dell’indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare.

Il vitalizio è un assegno mensile e non una pensione. Tra Camera e Senato, per gli assegni vitalizi si spendono 180 milioni di euro, vale a dire quasi 360 miliardi di lire ogni anno.
I dati sono pubblici ma la Camera non li fornisce; tra i 2000 pensionati tanti sono i cinquantenni che hanno diritto o avranno diritto a 14 milioni lordi al mese, addirittura c’e’ un quarantenne.
Il vitalizio non e’ una pensione e quindi può cumulare con altre pensioni o stipendi.

Camera dei deputati: prezzi record per gli affitti e non solo...


Quanto costano gli affitti alla Camera dei Deputati? Quanto costa mantenere Montecitorio? Il giornale Repubblica oggi ci svela le spese del Palazzo romano: tra ristorazione, affitti, manutenzione, uffici tecnici e altre voci si arriva ad una spesa decisamente da record. Questo è quello che emerge dalla lista dei fornitori e dei consulenti del Parlamento, che il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha consegnato nelle mani di Rita Bernardini, deputato dei Radicali, che per la prima volta ha reso noto quanto costa mandare avanti una parte del Parlamento, quella dove risiedono i deputati. Ecco allora quanto si spende: e si spende davvero tanto!
Per quanto riguarda gli affitti, Montecitorio spende 54 milioni. “Solo” 7 milioni e mezzo vengono spesi, invece, per la ristorazione, mentre per la prevenzione degli incendi vanno via 2 milioni e 800mila euro. Per il restauro delle tappezzerie o per l’acquisto di nuove, ma anche per gli arredi, le cassaforti, le targhe e i cartelli dobbiamo mettere in conto un milione. Dieci milioni, invece, vanno via per gli atti parlamentari, mentre l’ufficio tecnico che si occupa di collaudi, di manutenzione impianti termici, elettrici ed elettronici costa circa 17,5 miglioni. E cosa dire dei corsi di lingua straniera per i deputati, per i quali va via mezzo milione?
Rita Bernardini, che aveva chiesto questi conti ad agosto, ricevendoli solo ora, dopo aver minacciato di iniziare uno sciopero della fame, ci dice anche che per “cancelleria, taglierine, scarpe antinfortunistiche, camicie, biancheria, sartoria, buste, calendari, lavanderia si spendono quasi 7 milioni, mentre 61mila euro vanno via per l’acquisto di prodotti igienici, 33mila euro per i parcheggi interni delle moto, un milione per le auto e un milione e mezzo va via per spese sanitarie.
Ma quello che emerge da questi dati e che il 40 per cento del bilancio dei fornitori è nelle mani di un unico imprenditore romano, Scarpellini, che con la sua Milano 90 detiene moltissimi servizi.

GUIDO BERTOLASO S.p.A. ANCHE LUI!


Sono proprio curioso di vedere se il nostro Bertolaso ha un pò d’onore, oppure anche lui è come il sottosegretario Cosentino, il quale, nonostante un provvedimento di cattura confermato dalla Cassazione che gli pende addosso, insiste a rimanere al Governo.
Leggendo le vicende che coinvolgono il responsabile della Protezione Civile c’è da rabbrividire. Sta emergendo un quadro sempre più preoccupante su un sistema di potere, dove emergono pesanti responsabilità politiche e giudiziarie, non solo di Bertolaso, ma dell’intera struttura deputata a gestire l’emergenza nel nostro Paese. Il sistema di potere di Bertolaso e degli imprenditori a lui vicini operava al di fuori di ogni controllo. Una rete che, da quanto si legge sui giornali, ha ingegnerizzato l`illegalità e il malaffare nella gestione delle emergenze, vere o presunte.
Guido Bertolaso ci sarebbe dentro fino al collo. Basterebbe quello che si sa già ora per imporgli le immediate dimissioni (ma dimissioni vere, non quelle finte presentate ieri, solo per ottenere una difesa d’ufficio dal suo capo Silvio Berlusconi). Per le vicende giudiziarie personali, Bertolaso se la veda con la magistratura, ma le sue dimissioni sono doverose perché egli si è prestato all’ennesima furbizia del Governo Berlusconi, il quale ha trasformato la Protezione Civile da strumento tecnico per affrontare le emergenze e le urgenze (come il terremoto, l’alluvione o altre calamità naturali) inuno strumento per eludere le regole di trasparenza e di libera concorrenza nel settore degli appalti pubblici.
Bertolaso, infatti, è il gestore degli oltre 78 decreti d’urgenza deliberati nel 2009 e utilizzati per bypassare le procedure d’appalto e di controllo per aggiudicare commesse al di fuori dei normali controlli di legalità.
Quale emergenza si nasconde dietro la costruzione dello stadio centrale del tennis del Foro italico?
E dietro il G8 alla Maddalena?
E dietro una regata come quella della 'Louis Vuitton Cup'?
E dietro l’Expo 2015?
Nulla di urgente se non raggirare le regole delle gare pubbliche. Addirittura, ora si parla di istituzionalizzare questo raggiro con la creazione di un’apposita società denominata 'Protezione Civile SpA', che nella mente distorta di questo governo dovrebbe costituirsi come azienda di privati a cui affidare direttamente gli appalti, eludendo le regole previste dal Codice degli appalti e così privilegiare il solito gruppo di amici. Questo progetto, ancor prima di nascere, è l’esempio di come alcuni servizi in mano ai privati finiscono per essere piegati alle logiche affaristiche e speculative di pochi a discapito della comunità.
Le vittime delle emergenze e le loro famiglie dell’Aquila, di Viareggio, di Messina, gli imprenditori onesti che non hanno partecipato agli appalti spartiti a porte chiuse, i cittadini tutti che hanno visto distolti dai servizi pubblici decine di miliardi di euro rimessi nelle mani di squallidi approfittatori aspettano le dimissioni di Bertolaso.

Hacker svela la verità sugli UFO

Di fatto Gary McKinnon, quarantenne inglese, è stato l'autore di una intrusione informatica senza precedenti ai danni, niente meno, che della Difesa degli Stati Uniti d'America (esercito, marina ed aeronautica), dei suoi sistemi governativi e di 16 computer della NASA. Perciò, in buona fede o meno, “terrorista dell'omertà sugli extraterrestri” o no, a due anni dal suo arresto da parte dell'Unità Anticrimine Alta Tecnologia del Regno Unito (2002), è ora l'America a volerlo processare ed in un tribunale militare; la corte inglese, riunitasi per decidere se accogliere la richiesta di estradizione presentata dal governo americano nei confronti del loro connazionale, ha dato l'assenso: avrebbe potuto fare altrimenti quando un pubblico ministero Usa ha definito l'impresa di Gary McKinnon “il più grande scasso elettronico di computer militari di tutti i tempi” ?
Tutt'altro che semplice la situazione: benché McKinnon si dichiari sì colpevole ma senza intenti terroristici o spionistici e nonostante una nota delle autorità USA, firmata dall'ambasciata e presentata dall'accusa all'udienza di aprile, esplicita che l'imputato non verrà trattato come un terrorista, il rischio è grossissimo e cioè una sentenza che potrebbe concludersi con una pena a settant’anni di carcere da scontare negli Stati Uniti magari nel famigerato carcere di Guantanamo poiché queste rassicurazioni non cancellano certo la forza di quanto dichiarato da un alto funzionario USA in un'altra udienza, nel luglio 2005: “Il sig. McKinnon ha agito in modo intenzionale e calcolato per influenzare ed interessare il governo degli Stati Uniti all'intimidazione e alla coercizione”.

I presupposti ci sono tutti; Gary McKinnon, al di là del reato commesso, corre il rischio di divenire un reo da punire a monito e con una pena che divenga esemplare sia a riscatto dell'orgoglio americano, sicuramente ferito e che non esce bene agli occhi dell'opinione pubblica da questa vicenda se, come è, un semplice cittadino, pur se esperto d'informatica, per ben due anni è entrato là dove nessuno dovrebbe riuscire ad “entrare”, sia per fare in modo che altri ci pensino bene dall'emulare le gesta di McKinnon. È troppo chiedersi se chi doveva fare in modo che ciò non accadesse è stato o sarà mai punito ? Mistero. Veniamo ai fatti. Grave, gravissima l'accusa americana: entrando da pirata nei sistemi americani dal febbraio 2001 al marzo 2002 McKinnon ha causato un danno di 700.000 dollari ed il blocco dei sistemi informatici della difesa americana proprio durante il tragico 11 settembre 2001, avere alterato e cancellato files di una base aeronavale impegnata in operazioni critiche e avere disabilitato un'intera rete di 2 mila computer militari.

L'imputato smentisce tali danni.

Gary McKinnon, a cui per diverso tempo è stato vietato l'uso di internet (ora può farlo rendendo chiaro il suo IP) alla vigilia del pronunciamento della corte inglese è stato intervistato dal giornalista Spencer Kelly per la trasmissione Clik dalla BBC. Forse potrebbe essere l'ultima occasione per ascoltare quanto McKinnon ha da dire su questa vicenda che, sicuramente, ha un po' di quel fascino tutto inglese delle gesta dell'indomito Robin Hood, solo che qui la foresta di Sherwood, dove colpire e dove nascondersi, erano i meandri della rete informatica e, il malloppo da togliere ai ricchi per darlo ai poveri, una verità ben celata e che (a detta del McKinnon) potrebbe cambiare le sorti di tanta gente. Sì, perché alla domanda “perché” McKinnon risponde che era alla ricerca, oltre che delle prove dell'esistenza degli alieni, di dati sulla tecnologia soppressa, ciò che egli stesso ha definito “il segreto meglio conservato del mondo, una cosa molto importante: i pensionati non possono pagare le bollette del riscaldamento, si invadono Paesi per assegnare all'Occidente appalti per il petrolio, e nel frattempo parti segrete del governo tengono lì questa tecnologia soppressa che darebbe energia gratis”.
McKinnon ottiene il suo primo computer quando ha 14 anni ed impara ad usarlo da autodidatta. A 17 anni lascia la scuola e diventa parrucchiere poi, sotto consiglio di amici, frequenta un corso per ottenere una qualifica informatica. Dopo avere completato il corso comincia a lavorare a contratto nel campo dei computer. Poi è iniziata la sua ricerca. Gary McKinnon ha più volte detto che molti sono convinti e dichiarano l'esistenza di UFO nei nostri cieli (e lui è di questi) ma pochi fanno davvero qualcosa per provarlo. Queste le motivazioni del suo gesto. Per due anni si è introdotto nei sistemi americani e con una facilità che ha stupito lo stesso McKinnon: per accedere a “Nottingham” ha usato un banale linguaggio Perl e in otto minuti è stato in grado di controllare 65.000 macchine. Molte macchine erano senza dovute protezioni e senza alcuna password. Accedeva in ore notturne, in zone ed orari sempre differenti; solamente una volta fu “pizzicato” da un assistente tecnico della rete che gli ha chiesto, comunicando via WordPad, chi fosse e che facesse. McKinnon ha risposto che era un addetto dalla Military Computer Security… La risposta è parsa assolutamente plausibile e tutto è continuato come prima…. Cosa ha trovato Gary McKinnon in quei file ? L'esistenza di un progetto denominato Disclosure Project dove 400 testimoni, esperti in vari campi della aeronautica, dichiarano in un libro che la tecnologia UFO esiste, che abbiamo catturato astronavi e le abbiamo smontate per esaminarle, c'è l'anti-gravità, c'è energia liberamente disponibile ed è di origine extraterrestre.

L'America smentisce.

E cosa ha trovato alla Nasa? Una dichiarazione secondo la quale nell'edificio numero 8 del Johnson Space Centre si cancellano regolarmente le foto degli UFO dalle immagini satellitari ad alta risoluzione. C'erano cartelle denominate “filtrate” e “non filtrate”, “elaborate” e “grezze”. È riuscito ad aprire solamente una di queste cartelle e a visualizzare una sola immagine che, però, non è riuscito ad acquisire sul suo computer. McKinnon la definisce un’immagine stupefacente, di qualcosa che era sopra l'emisfero terrestre ma che non era terreste. Dichiara: “Tenendo a mente che era una connessione internet molto lenta, a 56k, all'epoca del dial-up, ho abbassato la risoluzione. Quanto è apparso sul mio monitor era straordinario, il culmine di tutti i miei sforzi. Era l'immagine di qualcosa che non poteva essere prodotto da mani umane. Si trovava sopra l'emisfero terrestre. Assomigliava a un satellite. Aveva la forma di sigaro e aveva cupole geodesiche sopra, sotto, e ad entrambi le estremità; malgrado la bassa risoluzione l'immagine era molto ravvicinata. Questa cosa era sospesa nello spazio, non aveva giunture e nessuno dei segni della normale fabbricazione umana”.

Questa operazione che egli definisce filantropa ha comunque cambiato la sua esistenza, era divenuta una ossessione; la sua vita sociale azzerata, perso il lavoro e la fidanzata e, nonostante gli amici gli consigliassero di smettere, non è riuscito a dare uno stop a tutto ciò. Non si curava più di se stesso né igienicamente né nutrendosi a sufficienza, viveva nell'ossessione di quelle ore notturne; a quel punto ha iniziato a lasciare tracce, persino ad inviare messaggi pacifisti sullo schermo dei computer, egli dice che voleva essere fermato ed infatti, a quel punto, lo è stato: dalle autorità britanniche. Come hacker era convinto che, una volta scoperto, avrebbe ricevuto una pena di 3, 4 anni di carcere e tutto sarebbe finalmente finito. Dal 2002 Gary ha dovuto firmare, tutte le sere, presso una stazione locale di polizia assicurando di non lasciare il proprio appartamento durante le ore notturne più ottemperare al divieto di possedere un computer collegato al Internet, tutte limitazioni in parte revocate lo scorso Natale.

Gli Usa sembrano essersi ricordate del caso McKinnon solo a partire dal 2005...

Gary McKinnon is facing extradition to the USA under the controversial Extradition Act 2003, without any prima facie evidence or charges brought against him in a UK court. Try him here in the UK, under UK law.Gary McKinnon ha davvero sciolto il mistero dell'esistenza degli ufo “vicino” a noi oppure ha “sfiorato” segreti militari di tecnologia segreta ? Difficile valutare come la vicenda umana di Gary McKinnon si concluderà. Vera la prima o la seconda ipotesi ho seri dubbi che qualcuno ce lo verrà a raccontare e un Gary McKinnon è sicuramente più utile da avere dalla propria parte che farne un martire: entrerà anche lui nel “sistema” USA ? Gli amici di Gary sono certi di una cosa: ringrazino, gli Stati Uniti, che la vicenda del loro amico li ha resi consapevoli di quanto fragili siano i loro sistemi informatici; sono stati più che fortunati che ad eluderli sia stato Gary con i suoi sogni di verità.

Intanto vi segnaliamo un sito web si occupa di aggiornare quanti fossero interessati alla storia di McKinnon, Free Gary McKinnon. Se ne avremo la possibilità seguiremo la vicenda. L'ultima parola la diamo a Gary McKinnon stesso: “No, non lo rifarei! Quasi tre anni e mezzo fa mi dissero di fermarmi. Se solo avessi ascoltato i consigli dei miei amici”.

venerdì 28 maggio 2010

NO ALLA LEGGE BAVAGLIO

Nord & Sud -italia al contrario

BERLUSCONI IL MUSSOLINI DEI GIORNI NOSTRI











A VOI I COMMENTI DOPO CHE AVRETE VISTO QUESTO VIDEO

giovedì 27 maggio 2010

Scippo al Sud - I soldi del FAS al Nord, il bancomat di Berlusconi

Mai governo è stato più ladro. 
Il governo Berlusconi-Bossi si sta dimostrando più ladro di Cacco dio dei ladri. Ci stanno assassinando. Sono 50 i miliardi del fondo FAS che ci hanno rubati, si rubati, rubati, rubati. 
I nostri giovani emigrano in150 mila ogni anno, e loro vanno a festeggiare a Quarto, a Marsala, a Torino il meretricio dei Savoia. 
Decine di miliardi destinati al Mezzogiorno usati per altri scopi. Dai trasporti sul lago di Garda ai debiti del Campidoglio.


Un tesoro da oltre 50 miliardi di euro disponibile solo negli ultimi due anni.
Che poteva servire per terminare eterne incompiute come l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e che invece
è andato a finanziare i trasporti del lago di Garda e i disavanzi delle Ferrovie dello Stato. Una montagna di denaro che avrebbe dovuto rilanciare l'economia del Sud e che è stata utilizzata per risanare gli sperperi e i buchi di bilancio dei comuni di Roma e Catania e per la copertura finanziaria dell'abolizione dell'lci. Un fiume di denaro destinato a colmare i ritardi delle zone sottoutilizzate del Paese e che è staro impiegato invece dal governo per pagare le multe delle quote latte degli allevatori settentrionali cari ai leghisti e la privatizzazione della compagnia di navigazione Tirrenia. Sono alcuni brandelli di una storia incredibile, il grande scippo consumato ai danni delle regioni meridionali. La storia delie scorribande sul Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate, manomesso e spremuto negli ultimi anni dal governo Berlusconi per finanziare misure economiche e opere pubbliche che niente hanno a che fare con i suoi obiettivi istituzionali. Un andazzo che, nonostante qualche isolata protesta, è andato sinora avanti indisturbato. Fino alla soglia della provocazione. Come per gli sconti di benzina e gasolio concessi agli automobilisti di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige, denunciati dal deputato Pd Ludovico Vico. La Corte dei conti ha provato a stoppare lo sperpero lamentandosi apertamente per l'utilizzo dei soldi del Fas che hanno finito per assumere «l'impropria funzione di fondi di riserva diventando uno dei principali strumenti di copertura degli oneri finanziari» connessi alla politica corrente del governo. Ma con scarsi risultati: qualche riga sui giornali, poi il silenzio. Anche Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, ha chiesto al governo di «smetterla di utilizzare i Fas come un Bancomat». Cosi come Dario Franceschini al tempo in cui era segretario de! Pd: «Ogni volta che è Stato necessario finanziare qualcosa, dall'emergenza terremoto alle multe per le quote latte», ha affermato, «si è fatto ricorso al Fas togliendogli risorse». Quante per l'esattezza? Cifre precise non ce ne sono. Interpellata, persino la presidenza del Consiglio getta la spugna dichiarandosi incapace di fornire un rendiconto dettagliato delle spese fatte con i fondi Fas. Secondo una stima de "L'espresso" però i soldi impropriamente sottratti al Sud solo negli ultimi due anni sono circa 37 miliardi. Una cifra ragguardevole confermata dal senatore democratico Giovanni Legnini: «Siamo di fronte ad una dissipazione vergognosa che certifica come il Pdl stia tradendo il Sud». Giudizio condiviso persino da Giovanni Pistorio, senatore siciliano dell'Mpa, il Movimento politico per le autonomie, parte organica della maggioranza di centrodestra: "Gli impegni verso il Mezzogiorno erano al quinto punto del programma elettorale del Pdl, il governo li ha completamente disattesi». Quante promesse. E già, chi non ricorda le sparate a favore del Meridione con le quali il Cavaliere giurava che stava «lavorando con tutti i ministri per mettere a punto un piano innovativo per il Sud, la cui modernizzazione e il cui sviluppo ci stanno da sempre a cuore»? O quelle del sottosegretario Gianfranco Miccichè, sebbene da quasi dieci anni come viceministro o sottosegretario gestisca i fondi per il Meridione, più volte ha minacciato la fondazione di un partito del Sud se Berlusconi non avesse «sbloccato i fondi Fas e reso i parlamentari meridionali protagonisti della elaborazione delle strategie »? Parole al vento. La storia del Fas e dei suoi maneggiamenti comincia nel 2003 con il secondo governo Berlusconi quando tutte le risorse destinate alle aree sottoutilizzate vengono concentrate e messe sono il cappello del ministero per lo Sviluppo economico. Il compilo di ripartire le risorse viene invece affidato al Cipe con il vincolo di destinarne l'85 per cento al Sud e il 15 al Centro e al Nord. Intenti lodevoli, ma si parte subito con il piede sbagliato. Nel solco della peggiore tradizione della Cassa per il Mezzogiorno, i fondi finiscono per essere in gran patte utilizzati per quella politica delle mance tanto cara ai ras locali di tutti i partiti e alle loro fameliche clientele. Il 2003 è un anno destinato a rimanere negli annali degli sperperi. A colpi di milioni di euro si realizzano fondamentali infrastrutture come il museo del cervo a Castelnuovo Volturno e quello dei Misteri a Campobasso; il visitor center a Scapoli; si valorizza la palazzina Liberty di Venafro; si implementa il sito Web della Regione Molise; si restaurano conventi, chiese e cappelle a decine come a Montelongo, Castropignano e Gambaresa; si acquistano teatri come a Guglionesi; si consolida il santuario di Montenero di Bisacce. Per carità, si fanno pure le reti fognarie nei paesi e Strade interpoderali sempre utili alle popolazioni; si recuperano siti turistici e pure aree naturalisriche, ma a fare epoca sono sicuramente il fiume di regalie come quelle legate al recupero e la valorizzazione della collezione Brunetti e agli snodi sulle valenze naturalisriche dell'aerea di Oratino, al museo ornitologico di Montorio dei Freniani, per non parlare della realizzazione dell'enoteca regionale del Molise. Progetti inutili Insomma, una insaziabile vocazione a spendere. Che continua a prosciugare il Fas anche negli anni successivi, pure quando a Palazzo Chigi torna Prodi. Tra il 2006 e 2007, accanto a tanti impeccabili interventi per il Sud, come il finanziamento ai programmi per l'autoimprenditorialità e autoimpiego gestiti da Sviluppo Italia (90 milioni) o agli interventi per il risanamento delle zone di Sarno e Priolo, appaiono una miriade di contributi a progetti che con il Sud hanno poco a che vedere: 180 milioni vanno per esempio al progetto "Valle del Po", 268 al ministero dell'Università peri distretti tecnologici; 119 al ministero per le Riforme per l'attuazione di programmi nazionali in materia di società dell'informazione; altri 36 milioni ai ministero dell'Ambiente per finanziare tra l'altro il "Progetto cartografico. E non è finita: un milione finisce al ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive per vaghe attività di assistenza; un altro milione al Consorzio nazionale per la valorizzazione delle risorse e dei prodotti forestali con sede in Frontone nella meridionalissima provincia di Pesaro e Urbino; 4 milioni al completamento dei lavori di ristrutturazione di Villa Raffo a Palermo, sede per le attività di alta formazione europea; 2 milioni alla regione Campania per la realizzazione del museo archeologico nel complesso della Reggia di Quisisana; 20 milioni al Cnipa per l'iniziativa telematica "competenza in cambio di esperienza: i giovani sanno navigare, gli anziani sanno dove andare"; quasi 4 al ministero degli Esteri per il sostegno delle "relazioni dei territori regionali con la Cina". Sarebbe già abbastanza per gridare allo scandalo. Ma non è finita: da conteggiare ci sono pure i trasferimenti di risorse Fas ai vari ministeri e che si sono tradotti tra l'altro in uscite di 25 milioni a favore della presidenza del Consiglio per coprire le spese della rilevazione informatizzata delle elezioni 2006; 12 per finanziare le attività di ricerca e formazione degli Istituti di studi storici e filosofici di Napoli; S milioni al comando da carabinieri per la tutela ambientate Regione siciliana per interventi di bonifica; 52 per coprire i crediti di imposta di chi utilizza agevolazioni per in vestimenti in campagne pubblicitarie locali; 106 milioni per l'acquisto di un sistema di telecomunicazione in standard Tetra per le forze di polizia. E vai a capire perché. Cavaliere all'attacco Insomma, un autentico pozzo senza fondo al quale si attinge per le esigenze più disparate rendendo vane le richieste di un disegno organico per il rilancio dell'economia meridionale. Sarà anche per questo che era il 2007 e il 2008 arriva una mezza rivoluzione per il Fas. L'intento sembra quello di fare ordine e voltare pagina, in concreto si gettano le premesse per l'ultimo grande scippo. Cominciamo dai soldi. Il governo Prodi riprogramma le risorse per il Meridione e con la Finanziaria 2007 stanzia a carico del Fas 64 miliardi 379 milioni, un autentico tesoro. Con tanti soldi a disposizione e l'esperienza negativa dei decenni di intervento straordinario a favore del Mezzogiorno, sembra l'inizio di una nuova era: il Sud deve solo pensare a spendere con raziocinio. Invece all'inizio del 2008 esce di scena Prodi e rientra in gioco Berlusconi. Che, per coprire le spese dei pochi interventi di politica economica che riesce a varare, ricomincia a saccheggiare proprio il Fas, una delle poche voci di bilancio davvero carica di soldi. Non è un caso perciò sé a fine 2008 il Fondo si vede sottrarre altri 12 miliardi 963 milioni per finanziare una serie di provvedimenti tra cui quelli che foraggiano le aziende viticole siciliane carissime al sottosegretario Miccichè (150 milioni); l'acquisto di velivoli antincendio (altri 150); la viabilità di Sicilia e Calabria (1 miliardo) e la proroga della rottamazione dei frigoriferi (935 milioni); l'emergenza rifiuti in Campania (450); i disavanzi dei comuni di Roma (500) e Catania (140); la copertura degli oneri del servizio sanitario (1 miliardo 309 milioni); le agevolazioni per i terremotali di Umbria e Marche (55 milioni) e perfino la copertura degli oneri per l'assunzione dei ricercatori universitari (63). Tagli dolorosi E siamo solo all'assaggio. Un altro taglio da un miliardo e mezzo arriva per una serie di spese tra cui quelle per il G8 in Sardegna (100 milioni) marchiato dagli scandali; per l'alluvione in Piemonte e Valle d'Aosta (50 milioni); la copertura degli oneri dei decreto anticrisi 2008 e gli accantonamenti della legge finanziaria; gli interventi per la banda larga e per il finanziamento dell'abolizione dell'Ici (50 milioni). ll secondo elemento della "rivoluzione" del 2008 è costituito dalla trovata di Berlusconi e Tremonti di riprogrammare e concentrare le risorse del Fas (ridotto nel frattempo a 52 miliardi 400 milioni) su obiettivi considerati prioritari per il rilancio dell'economia nazionale». Come? Anzitutto, attraverso la suddivisione dei soldi tra amministrazioni centrali (25 miliardi 409 milioni) e Regioni (27 miliardi). Poi con la costituzione di tre fondi settoriali: uno per l'occupazione e la formazione; un altro a sostegno dell'economia reale istituito presso la presidenza del Consiglio; un terzo denominato Infrastnitture e che dovrebbe curare il potenziamento della rete infrastrutturale a livello nazionale, comprese le reti di telecomunicazioni e energetiche, la messa in sicurezza delle scuole, le infrastrutture museali, archeologiche e carcerarie. Denominazioni pompose ma che in realtà nascondono un unico disegno: dare i! via ai saccheggio finale. Al Fondo per l'occupazione e la formazione vengono per esempio assegnati 4 miliardi che trovano i primi impieghi per finanziare la cassa integrazione e i programmi di formazione per i lavoratori destinatari di ammortizzarori sociali. Quanto al fondo per il sostegno all'economia reale finanziato con 9 miliardi va a coprire le uscite per il termovalorizzatore di Acerra (355 milioni); gli altri sperperi per il G8 alla Maddalena (50), mentre 80 milioni se ne vanno ancora per la rete Tetra delle forze di polizia in Sardegna; un miliardo per il finanziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; 400 milioni per incrementare il fondo "conti dormienti" destinato all'indennizzo dei risparmiatori vittime delle frodi finanziarie; circa 4 miliardi per il terremoto in Abruzzo; 150 milioni per gli interventi dell'Istituto di sviluppo agroalimentare amministrato dal leghista Nicola Cecconato; 50 milioni per gli interventi nelle zone franche urbane; 100 per interventi di risanamento ambientale; 220 di contributo alla fondazione siciliana Rimed per la ricerca biotecnologica e biomedica. Senza fondo Ma la vera sagra della dissipazione si consuma all'interno del fondo Infrastrutture (12 miliardi 356 milioni di dotazione iniziale) dove il Sud vede poco o niente. Le sue dotazioni sene vanno per mille rivoli a coprire i più svariati provvedimenti governativi: 900 milioni per l'adeguamento dei prezzi del materiale da costruzione (cemento e ferro) necessario per riequilibtare i rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti e imprese esecutrici dopo i pesanti aumenti dei costi; 390 per la privatizzaaone della società Tirrenia; 960 per finanziare gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato; un altro miliardo 440 milioni per i contratti di servizio di Trenitalia; 15 milioni per gli interventi in favore delle fiere di Bari, Verona, Foggia, Padova. Ancora: 330 milioni vanno a garantire la media-lunga percorrenza di Trenitalia; 200 l'edilizia carceraria (penirenziari in Emilia Romagna, Veneto e Liiguria) e per mettere in sicurezza quella scolastica; 12 milioni al trasporto nei laghi Maggiore, Garda e Como. Pesano poi sul fondo Infrastrutture l'alta velocità Milano-Verona e Milano-Genova; la metro di Bologna; il tunnel del Frejuse la Pedemontana Lecco-Bergamo. E poi le opere dell'Expo 2015 che comprendono il prolungamento di due linee della metropolitana milanese per 451 milioni; i 58 milioni della linea C di quella di Roma; i 50 per la laguna di Venezia; l'adeguamento degli edifici dei carabinieri di Parma (5); quello dei sistemi metropolitani di Panna, Brescia, Bologna e Torino ( 110); la metro-tranvia di Bologna (54 milioni); 408 milioni per la ricostruzione all'Aquila; un miliardo 300 milioni a favore della società Stretto di Messina. E non per le spese di costruzione delia grande opera più discussa degli ultimi 20 anni, ma solo per consentire alla società di cominciare a funzionare.

Le Perle Di Berlusconi

Silvio Berlusconi e le sue immense ..zzate quotidiane

mercoledì 26 maggio 2010

LIBRI: GOMORRA E LA CASTA

Quest'oggi vorrei consigliarvi 2 libri:




Titolo:Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra
Autore:Saviano Roberto

Un libro che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del "Sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.








TitoloLa casta. Perché i politici italiani continuano a essere intoccabili
AutoreStella G. AntonioRizzo Sergio

Aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d'oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. "Rimborsi" elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più "virtuose" moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesco. Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati "trombati" consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l'autoblu. La denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata una oligarchia insaziabile e abbia allagato l'intera società italiana. Storie stupefacenti, numeri da bancarotta, aneddoti nel reportage di due famosi giornalisti.